Tracce del Qanat, Kokusai-Kentiku
Olimpiadi Londra, 2012

Queste fotografie racchiudono in sé concetti e attività a me cari: l’architettura, il movimento, il viaggio, l’equitazione.

Perché ho scelto fotografie in cui sono raffigurati dei recinti?

<Recinto> è tutto ciò che costituisce il territorio attraverso la pura funzione di impedire l’attraversamento. E’ un atto di architettura per eccellenza perché recintare vuol dire delimitare una porzione di territorio e separarlo dal resto del mondo-natura, e questo atto pone il problema della costituzione mentale o fisica del limite, del confine e della sua violazione.

E dunque che relazione può esserci tra recinto e attività come il movimento e il viaggio?

Nel Il libro dei sogni di Artemidoro si legge: “I muri perimetrali, i recinti, le siepi, le palizzate e le fosse scavate intorno ai confini della proprietà sono annunzio di sicurezza per chi teme qualcosa, ma non si adattano assolutamente a movimenti e viaggi; infatti indicano impedimenti, in quanto racchiudono ciò che sta all’interno”.

E tuttavia la contrapposizione tra recinto e viaggio è solo fittizia perché entrambi possiedono paradossalmente un carattere univoco, una loro comune identità. Probabilmente il recinto non è che un ordine interno al viaggio: il viaggio costituisce territori e dunque, in tal senso, non è diverso dal recinto.

Quest’ultimo, a sua volta, non si contrappone ai movimenti ma spesso si definisce su di essi.

E qui veniamo all’ultimo termine: l’equitazione. Una attività che sintetizza in sé tutti questi concetti, perché è movimento, spesso all’interno di un recinto, ma anche viaggio e attraversamento del limite.

Bastione Circolare Vichingo, Hobro, Danimarca. National Geographic

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